Convoglio storico ricalca la via della liberazione
RIEVOCAZIONE. Risalita da Peschiera a Torbole sulle orme degli americani della 10a Divisione
I mezzi militari sono entrati nelle gallerie che durante la guerra ospitavano le fabbriche di armi, raccontate in un film di Quattrina
30/06/2010
Jeep e uniformi militari americane per rievocare la Liberazione
Uno sbarco in Normandia sul lago di Garda. Domenica scorsa, da Peschiera a Torbole, seguendo tutta la gardesana orientale, un convoglio di mezzi militari ha ripercorso il tragitto della 10a
Divisione di montagna americana che dal 27 aprile 1945, proveniente dal Tirreno, risalì la costa veronese, scontrandosi più volte con i tedeschi, soprattutto nei pressi di Malcesine e Torbole. I
mezzi militari, una ventina, sono stati scortati dalla polizia in molti comuni del Garda. Il convoglio è poi entrato nelle gallerie dove molte famose ditte italiane (Beretta, Ducati, Alfa Romeo,
Fiat, Isotta Fraschini) avevano convertito la loro produzione in lavorazioni belliche per componenti strategiche, da utilizzare anche su cacciabombardieri e missili V1 e V2.
Il convoglio storico ha percorso per qualche chilometro anche il lungo tunnel (9 km) Adige-Garda, progettato negli anni Trenta e ultimato alla fine degli anni Cinquanta. Era stato studiato per
far defluire nel Garda le acque dell'Adige in caso di piena, risparmiando le città a valle, Verona e Rovigo, ma è stato utilizzato poche volte, anche per le gravi alterazioni che ogni utilizzo
provocava sull'assetto floro-faunistico e naturalistico del più grande lago d'Italia. In questa galleria lavorava la ditta Caproni, trasferita qui dalla vicina Taliedo.
Il regista veronese Mauro Vittorio Quattrina, 53 anni, noto documentarista, ha intervistato i protagonisti superstiti di quelle imprese. Il film sarà ultimato in autunno, ma un'anteprima è stata
proiettata domenica, presenti alcuni testimoni oculari che negli anni '40, ancora ragazzi, lavoravano nei «tunnel factories». Fra loro Nerio Adami, Lina Santoum Boscaini, Emilio Toniatti e Renzo
Dassatti che Quattrina è andato a scovare e intervistare. Le gallerie erano chiuse da pesanti portoni di legno, hanno raccontato i protagonisti, un velo di commozione nella voce, all'interno
lavoravano molti studenti. Qualcuno di loro ha ricordato anche un sommergibile sperimentale azionato ad aria compressa che raggiunse Malcesine per un viaggio di prova, dopo essere partito dal
porto di Torbole.
Fra Malcesine e Torbole gli americani avanzarono a fatica, perché le gallerie della costa veronese erano autentiche trappole di morte. A queste si aggiungevano bunker, postazioni mimetiche e
anfratti ben protetti nei quali si annidavano, mitra puntato contro il nemico, pattuglie tedesche in ritirata verso il Trentino, direzione Brennero. In una galleria gli americani ricorsero anche
al lanciafiamme. Più di centocinquanta le vittime di quelle giornate, nonostante fossero successive al 25 aprile, ma la guerra, si sa, non finisce per tutti nello stesso giorno.
Sono capitoli di vita crudi e violenti della storia del Garda, ricordati anche dall'assessore alla cultura di Malcesine Ferdinando Sbizzera, che ha salutato i partecipanti della
rievocazione.
Così, mentre a Bardolino sfrecciavano le Frecce Tricolori, nell'alto lago migliaia di persone hanno applaudito l'insolita carovana militare con Jeep, Willy, Ford, Dodge, sidecar dei collezionisti
Fabio Andreis, Antonio Bighignoli Leonardo Brunelli, Stefano Faggion, Claudio Milani e Mario Quattrina, fratello del regista Mauro.
Ma perché i tedeschi trasformarono le coste del Garda come un formaggio groviera? «Molte gallerie erano già presenti», ha risposto Quattrina, spiegando che «i servizi segreti anglo-americani
avevano già individuato all'inizio degli anni Quaranta» la dislocazone delle fabbriche militari in Germania e le bombardavano pesantemente».
Servivano dunque siti alternativi per permettere alla macchina bellica teutonica di continuare a costruire nonostante l'inasprimento dell'offensiva del Bomber command britannico e dall'ottava
Forza aerea americana. «Le grotte del Garda», continua Quattrina, «erano località molto ricercate dai tedeschi perché erano naturalmente protette dai bombardamenti anglo-americani e non troppo
distanti dalla linea ferroviaria che conduceva al Brennero».
La ricerca del regista veronese vuole dimostrare che nelle fabbriche in grotta vennero costruite munizioni, armi, motori di aerei, strutture aeronautiche, cuscinetti a sfera, materiale di marina
e molto altro ancora, anche con la collaborazione di famose fabbriche italiane.
Anche la popolazione vi trovò rifugio quando, negli ultimi mesi di conflitto, la tenera cornice del lago di Garda divenne fabbrica di morte e teatro di sanguinose battaglie.
Un documentario sulla produzione industriale nelle gallerie del Garda durante la seconda guerra mondiale "TUNNEL FACTORIES”: NELLE OSCURITÀ DELLE GARDESANE LE FABBRICHE DEL FÜHRER
Un documentario che ricostruisce un pezzo di storia della seconda guerra mondiale poco noto, diretto da Mauro Vittorio
Quattrina, prodotto dallo studio "Il Volo" e da "L'Associazione culturale Storia Viva", con il patrocinio della Provincia autonoma di Trento. Girato lungo le sponde del lago di Garda e in una
trentina di location diverse fra Francia e Pianura Padana, "Tunnel Factories" spiega la trasformazione delle gallerie dell'Alto Garda in impianti destinati alla produzione industriale bellica,
attraverso testimonianze e documenti dell'epoca.
Oggi, alla conferenza stampa, erano presenti il regista, Mauro Vittorio Quattrina, e la presidente di "Storia Viva", Grazia Pacella, nonché i responsabili della neonata Film Commission
trentina.
I primi cinque minuti del documentario sono visibili sulla web tv della Provincia autonoma di Trento, l'indirizzo è: www.webtv.provincia.tn.it.
"Nella storia ci sono le istruzioni del futuro, è necessario non perdere la nostra memoria - sono state le parole del regista, Mauro Vittorio Quattrina, che durante la
conferenza ha illustrato la genesi del documentario -. La storia delle gallerie della Gardesana utilizzate durante la seconda guerra mondiale per la produzione bellica era quasi sconosciuta, nota
solo a livello locale e tra pochi appassionati. Oggi finalmente abbiamo le prove che sul Garda venivano prodotti non solo motori e armi convenzionali ma anche pezzi delle armi segrete con le
quali Hitler pensava di capovolgere il corso di una guerra ormai perduta. Qui sono stati costruiti i primi mini sommergibili a reazione, ma anche i V2, ovvero razzi a reazione, con una tecnologia
straordinaria per l'epoca, e questo in fabbriche sotterranee che diedero lavoro a centinaia di ragazzi e di ragazze della zona".
Il documentario, che è stato presentato anche nella trasmissione Uno Mattina lo scorso giugno, racconta per la prima volta in video, a 65 anni dalla fine della seconda
guerra mondiale, la storia sconosciuta di queste gallerie, dalla costruzione fino all'arrivo degli americani. Il tutto attraverso testimonianze di coloro che lavorarono in quei tunnel, documenti
in larga parte inediti, contributi di storici come Giordano Bruno Guerri, Giorgio Danilo Cocconcelli, Paolo Savegnago, Luigi Carretta, apporti di associazioni culturali e storiche, nonché di
istituzioni e amministrazioni. Significati anche i filmati d'epoca, molti inediti e ritrovati in America, tra cui il bombardamento della città di Trento.
Diverse le location del documentario: dalle sponde trentine del lago di Garda, ad alcune zone in provincia di Brescia e di Verona dove sono state rinvenute costruzioni
realizzate dall'esercito tedesco, dal Vittoriale degli Italiani ad alcune significative località della Francia come il "Blockahus d'Eperlecques", la "Forteresse de Mimoyecques", il "Musee du Mur
de l'Atlantique" e la "Coupole, Centro d'Historia ed mémoire" nella regione francese Nord - Pas de Calais.
LA STORIA
Dopo l'8 settembre 1943 l'Italia si presentava divisa in due, con al sud i territori controllati dagli Alleati e al nord la Repubblica Sociale Italiana del Fascismo,
di fatto controllata dai nazisti, e i territori posti sui confini meridionali del Terzo Reich, direttamente soggetti ai tedeschi, fra cui appunto la provincia di Trento che, assieme alle province
di Bolzano e di Belluno, faceva parte della Zona Operativa delle Prealpi.
Durante l’ultimo periodo della seconda guerra mondiale, le industrie tedesche, quotidianamente bombardate dal Bomber Command britannico e dall’Ottava forza aerea
americana, furono costrette a trasferire in sistemi sotterranei la propria capacità di produzione bellica, specialmente le fabbriche di aeroplani e delle nuove armi segrete di Hitler:
principalmente aerei da caccia Me262, Me163 e i missili V1 e V2. La Germania e molte zone occupate divennero così un dedalo di gallerie, bunker e grotte (come ad esempio Dora Mittelbau, nei
pressi di Nordhausen, dove perirono migliaia di prigionieri).
Se questa parte di storia è piuttosto nota, meno conosciuta è sicuramente la vicenda delle fabbriche nelle gallerie italiane, soprattutto in Veneto e in Trentino. I
primi impianti vennero trasferiti già nel 1943, come quello di Costozza nel vicentino, di Quinzano e di Avesa nel veronese, di Cimena a Chivasso; ma i più grossi interventi riguardarono
soprattutto la riconversione ai fini industriale e bellico delle oltre 70 gallerie presenti sul lago di Garda.
Tra l'autunno del 1943 e il giugno del 1944 la Gardesana Occidentale venne interdetta al traffico veicolare e trasformata in un impianto di produzione per la guerra:
furono decentrate la Breda (che produceva mitragliatrici), la Fabbrica Nazionale Armi, l'Armaguerra, la Fiat motori aeronautici, probabilmente anche la Beretta (sempre una fabbrica di armi) e
altre industrie italiane di un certo peso strategico. Infine, una parte delle industrie aeronautiche Caproni venne spostata, durante la primavera del 1944, all'interno della galleria Adige -
Garda costruita per far defluire nel lago il corso del fiume in caso di piena, i cui lavori erano stati interrotti.
A Torbole la Caproni costruì attrezzature per le più importanti armi segrete di Hitler, come gli aeroplani da caccia Messerschmitt 163 e 262, o la bomba volante V1 e
il razzo V2. Oltre agli impianti di produzione aeronautica, fu trasferito sul Garda, nel porto di San Nicolò, anche quello per la produzione di due prototipi di minisommergibile innovativi con
motori a reazione; presso l'hotel Benaco nel porto di Torbole venne collocato un comando della marina militare tedesca.
I risultati produttivi non furono così alti come lo sviluppo delle opere protette potevano promettere, ma permisero di salvare, a fine guerra, una larga parte delle
apparecchiature produttive meccaniche italiane, che subito dopo la guerra servirono per dare sviluppo alla rinata industria meccanica italiana. (at)
PROSSIME PROIEZIONI
venerdì 15 ottobre, auditorium della Cassa Rurale, Ala, ore 20.30, ingresso libero
sabato 16 ottobre, Casa della Comunità, Nago, ore 20.30, ingresso libero
mercoledì 20 ottobre, Format - Centro audivisivi della Provincia autonoma di Trento, via Zanella, Trento, ore 20.30, ingresso libero.
DATI TECNICI
Titolo: "TUNNEL FACTORIES. Armi segrete e convenzionali costruite nelle gallerie del lago di Garda durante la seconda guerra mondiale: i documenti, le interviste, i
luoghi della memoria"
Durata: 1 ora
Ore di riprese: 20
Scene del documentario: 1200
Regia: Mauro Vittorio Quattrina
Musiche: Franco Poggiali Berlinghieri
Filmati di repertorio visionati: 300 ore
Libri consultati: 35
Musei visitati: 4
Location: 35
Riprese a cura dell'Ufficio Stampa
26.06.2010
Nelle gallerie veronesi le fabbriche di Hitler
LA CITTA' IN GUERRA. Mauro Quattrina domani presenta la sua opera. Il documentarista rivela: «Ad Avesa e Quinzano venivano costruite armi e componenti di aerei»
Mauro Quattrina mostra una scheggia di bomba d’aereo
Verona. Nelle grotte di Quinzano c'erano fabbriche di guerra. Lo afferma il regista e documentarista Mauro Quattrina (autore di numerose mostre e filmati sulla seconda guerra
mondiale) che sta concludendo un nuovo lavoro di ricerca dedicato alle «Tunnel factories» ovvero le fabbriche in galleria studiate dai tedeschi nel periodo bellico, anche nel
territorio scaligero.
«A Quinzano», spiega Quattrina, «in una galleria di 2.000 metri quadrati c'era una produzione di componenti aeronautiche mentre le grotte di Avesa dovevano essere usata per costruire
materiali per la marina e per lavorazioni chimiche». Fabbricazioni belliche anche a Negarine.
L'esigenza di trovare aree produttive alternative, decentrate e sicure, era nata dall'inasprimento dell'offensiva del Bomber command britannico e dall'ottava Forza aerea
americana.
Entrambe avevano organizzato bombardamenti a tappeto nelle zone tedesche tradizionalmente deputate alla fabbricazione bellica. Era così nata l'esigenza di siti alternativi, meglio se
sotterranei, in grotta, dove continuare la produzione bellica. C'erano anche attente valutazioni logistiche. «Da via Mameli, vicinissima a Quinzano ed Avesa, passava la linea
ferroviaria Verona-Caprino, che permetteva un primo spostamento dei pezzi bellici in Val d'Adige e successivamente in Germania», spiega Quattrina
Il documentario dedicato ai luoghi di produzione di armi segrete e convenzionali costruite nelle gallerie verrà illustrato nel dettaglio domani, domenica, con una conferenza
itinerante che partirà da Peschiera alle 9, risalendo poi la costa gardesana veronese fino al Trentino. «Le grotte», sottolinea Quattrina, «erano una località molto ricercata dai
tedeschi perché naturalmente protette dai bombardamenti anglo-americani».
La ricerca del regista veronese vuole dimostrare che nelle fabbriche in grotta vennero costruite munizioni, armi, motori di aerei, strutture aeronautiche, cuscinetti a sfera,
materiale di marina e molto altro ancora, anche con la collaborazione di famose fabbriche italiane. Il documentario sarà ultimato nell'autunno del 2010.
Danilo Castellarin
Sala Conferenze della Caserma di Artiglieria di Porta Verona
Un documentario sulla produzione industriale nelle gallerie del Garda durante la seconda guerra mondiale. Un documentario che ricostruisce un pezzo di storia della seconda guerra mondiale poco
noto, diretto da Mauro Vittorio Quattrina, prodotto dallo studio "Il Volo" e da "L'Associazione culturale Storia Viva".
Girato lungo le sponde del lago di Garda e in una trentina di location diverse fra Francia e Pianura Padana, "Tunnel Factories" spiega la trasformazione delle gallerie dell'Alto Garda in impianti
destinati alla produzione industriale bellica, attraverso testimonianze e documenti dell'epoca.
Ingresso libero
"TUNNEL FACTORIES”: NELLE OSCURITÀ DELLE GALLERIE GARDESANE LE FABBRICHE DEL FÜHRER
Un documentario sulla produzione industriale nelle gallerie del Garda durante la seconda guerra mondiale
Un documentario che ricostruisce un pezzo di storia della seconda guerra mondiale poco noto, diretto da Mauro Vittorio Quattrina, prodotto dallo studio "Il Volo" e da "L'Associazione culturale
Storia Viva". Girato lungo le sponde del lago di Garda e in una trentina di location diverse fra Francia e Pianura Padana, "Tunnel Factories" spiega la trasformazione delle gallerie dell'Alto
Garda in impianti destinati alla produzione industriale bellica, attraverso testimonianze e documenti dell'epoca.
"Nella storia ci sono le istruzioni del futuro, è necessario non perdere la nostra memoria - sono state le parole del regista, Mauro Vittorio Quattrina, che durante la conferenza ha illustrato la
genesi del documentario -. La storia delle gallerie della Gardesana utilizzate durante la seconda guerra mondiale per la produzione bellica era quasi sconosciuta, nota solo a livello locale e tra
pochi appassionati. Oggi finalmente abbiamo le prove che sul Garda venivano prodotti non solo motori e armi convenzionali ma anche pezzi delle armi segrete con le quali Hitler pensava di
capovolgere il corso di una guerra ormai perduta. Qui sono stati costruiti i primi mini sommergibili a reazione, ma anche i V2, ovvero razzi a reazione, con una tecnologia straordinaria per
l'epoca, e questo in fabbriche sotterranee che diedero lavoro a centinaia di ragazzi e di ragazze della zona".
Il documentario, racconta per la prima volta in video, a 65 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, la storia sconosciuta di queste gallerie, dalla costruzione fino all'arrivo degli
americani. Il tutto attraverso testimonianze di coloro che lavorarono in quei tunnel, documenti in larga parte inediti, contributi di storici come Giordano Bruno Guerri, Giorgio D. Cocconcelli,
Paolo Savegnago, Luigi Carretta, apporti di associazioni culturali e storiche, nonché di istituzioni e amministrazioni. Significati anche i filmati d'epoca, molti inediti e ritrovati in America,
tra cui il bombardamento della città di Trento.
Diverse le location del documentario: dalle sponde trentine del lago di Garda, ad alcune zone in provincia di Brescia e di Verona dove sono state rinvenute costruzioni realizzate dall'esercito
tedesco, dal Vittoriale degli Italiani ad alcune significative località della Francia come il "Blockahus d'Eperlecques", la "Forteresse de Mimoyecques", il "Musee du Mur de l'Atlantique" e la
"Coupole, Centro d'Historia ed mémoire" nella regione francese Nord - Pas de Calais.
LA STORIA
Dopo l'8 settembre 1943 l'Italia si presentava divisa in due, con al sud i territori controllati dagli Alleati e al nord la Repubblica Sociale Italiana del Fascismo, di fatto controllata dai
nazisti, e i territori posti sui confini meridionali del Terzo Reich, direttamente soggetti ai tedeschi, fra cui appunto la provincia di Trento che, assieme alle province di Bolzano e di Belluno,
faceva parte della Zona Operativa delle Prealpi.
Durante l’ultimo periodo della seconda guerra mondiale, le industrie tedesche, quotidianamente bombardate dal Bomber Command britannico e dall’Ottava forza aerea americana, furono costrette a
trasferire in sistemi sotterranei la propria capacità di produzione bellica, specialmente le fabbriche di aeroplani e delle nuove armi segrete di Hitler: principalmente aerei da caccia Me262,
Me163 e i missili V1 e V2. La Germania e molte zone occupate divennero così un dedalo di gallerie, bunker e grotte (come ad esempio Dora Mittelbau, nei pressi di Nordhausen, dove perirono
migliaia di prigionieri).
Se questa parte di storia è piuttosto nota, meno conosciuta è sicuramente la vicenda delle fabbriche nelle gallerie italiane, soprattutto in Veneto e in Trentino. I primi impianti vennero
trasferiti già nel 1943, come quello di Costozza nel vicentino, di Quinzano e di Avesa nel veronese, di Cimena a Chivasso; ma i più grossi interventi riguardarono soprattutto la riconversione ai
fini industriale e bellico delle oltre 70 gallerie presenti sul lago di Garda.
Tra l'autunno del 1943 e il giugno del 1944 la Gardesana Occidentale venne interdetta al traffico veicolare e trasformata in un impianto di produzione per la guerra: furono decentrate la Breda
(che produceva mitragliatrici), la Fabbrica Nazionale Armi, l'Armaguerra, la Fiat motori aeronautici, probabilmente anche la Beretta (sempre una fabbrica di armi) e altre industrie italiane di un
certo peso strategico. Infine, una parte delle industrie aeronautiche Caproni venne spostata, durante la primavera del 1944, all'interno della galleria Adige - Garda costruita per far defluire
nel lago il corso del fiume in caso di piena, i cui lavori erano stati interrotti.
A Torbole la Caproni costruì attrezzature per le più importanti armi segrete di Hitler, come gli aeroplani da caccia Messerschmitt 163 e 262, o la bomba volante V1 e il razzo V2. Oltre agli
impianti di produzione aeronautica, fu trasferito sul Garda, nel porto di San Nicolò, anche quello per la produzione di due prototipi di minisommergibile innovativi con motori a reazione; presso
l'hotel Benaco nel porto di Torbole venne collocato un comando della marina militare tedesca.
I risultati produttivi non furono così alti come lo sviluppo delle opere protette potevano promettere, ma permisero di salvare, a fine guerra, una larga parte delle apparecchiature produttive
meccaniche italiane, che subito dopo la guerra servirono per dare sviluppo alla rinata industria meccanica italiana.
La televisione russa sul Garda alla ricerca delle armi di Hitler
La settimana prossima è attesa una troupe della Ntv Indagherà sulle tracce segrete dei tesori nazisti in galleria
ALTO GARDA. Il 24 novembre una troupe della Ntv, la principale televisione russa, sarà nell'Alto Garda per girare un servizio: non tanto sulle potenzialità turistiche presenti e future della zona
(per quanto l'effetto indiretto potrebbe comunque contemplare anche questo), bensì sui suoi segreti del passato. Si tratterà di uno sopralluogo alla ricerca delle tracce delle "armi segrete" di
Hitler, delle fabbriche di tecnologia in galleria durante la seconda guerra mondiale e dei tesori nazisti sul lago, un po' sulla falsariga di quanto fatto nel recente passato dalla trasmissione
Mediaset "Mistero". Come allora, anche sull'emittente russa si vedranno gli specialisti della materia Mario Vittorio Quattrina (che ha individuato le fabbriche segrete di armi) e Armando Bellelli
(collaboratore di Italia Uno e della rivista "Mistero"), assieme alla speleo-esploratrice Serena Oneda, che ha già indagato sulla presunta fuga di Hitler da Berlino al Garda, per sfuggire
all'Armata Rossa, per poi finire secondo la "leggenda" a fare l'eremita in una grotta vicino nei pressi di Toscolano Maderno.
Se quest'ultima può sembrare solo una boutade, le attività in galleria sono ben suffragate da prove. Durante il servizio, che andrà in onda a maggio, in occasione della “Giornata della Vittoria”,
con tutta probabilità verranno trasmessi anche spezzoni del documentario di Quattrina "Tunnel Factories", che spiega appunto la trasformazione delle gallerie dell'Alto Garda (in primis la
galleria Caproni di Torbole) in impianti destinati alla produzione industriale bellica, attraverso testimonianze e documenti d'epoca.
Tra il 1943 e il 1944 - hanno evidenziato le ricerche di Quattrina - le gallerie stradali dell’Alto Garda furono adibite a fabbriche di armi (convenzionali e "segrete" per Rsi e terzo Reich)
praticamente non bombardabili. La stessa industria aeronautica Caproni venne spostata in zona, con una fabbrica-cittadella da duemila persone tra cunicoli, bunker e rifugi; inoltre con buona
probabilità sul Benaco settentrionale si studiavano e realizzavano componenti per la bomba volante V1 e i razzi V2 (come quelli usati su Londra), V3 e V4: erano le "Wunderwaffen", le armi
meravigliose con cui Hitler sperava di rovesciare le sorti del conflitto. Secondo quanto ricostruito da Quattrina, poi, a Riva sarebbero tramandati racconti di avvistamenti di sommergibili con un
nuovo sistema di propulsione e di oggetti volanti che non sembravano proprio degli aeroplani, perché legati forse al "Projekt Flugreisel" per lo sviluppo di velivoli rivoluzionari. Quanto
all'ipotetico tesoro nascosto, Bellelli ha esplorato la rete di bunker e cunicoli segreti lasciati dai tedeschi sul Garda, sperando di trovare quanto sarebbe stato abbandonato dalla Wehrmacht
durante la frenetica ritirata: una caccia senza esito. Forse... (m.cass.)
19 novembre 2014
La Tv russa cerca sul Garda gli ultimi «segreti» di Hitler
In alto lago bunker, nascondigli e le fabbriche d'armi del «Reich»
Sommergibili a reazione e dischi volanti: sul Garda i primi prototipi
La più importante televisione della Russia, Ntv, praticamente la «Rai Uno» di Putin, manderà una troupe sul Garda la prossima settimana.
Dal 24 novembre si girerà un documentario alla ricerca degli ultimi misteri del terzo Reich, che sulla sponda bresciana del lago aveva trasferito assetti militari importanti. Non solo
gli alti comandi, vicini ai centri nevralgici della repubblica sociale di Mussolini, ma anche una rete di bunker, nascondigli, fabbriche di armi.
Tanto che il Garda, anche dopo la guerra, era creduto dai servizi segreti americani il possibile nascondiglio di Adolf Hitler in persona.
SU TUTTO QUESTO verrà a investigare la televisione russa, avvalendosi della consulenza di tre brillanti esperti di misteri gardesani: il documentarista Mauro Quattrina (lo
«scopritore» delle fabbriche segrete di armi); il ricercatore desenzanese Armando Bellelli, collaboratore di Italia Uno e della rivista «Mistero»; la speleo-esploratrice Serena Oneda,
che lo scorso anno investigò sul più suggestivo di questi misteri: il «giallo» della fuga di Hitler da Berlino al Garda, per sfuggire all'Armata rossa. Misteri dei quali, grazie ai
tre ricercatori gardesani, oggi in realtà molto è noto. Tanto da attirare l'attenzione della principale emittente moscovita.
TRA IL 1943 E IL 1944 - hanno svelato le ricerche di Quattrina - le gallerie stradali dell'alto Garda furono adibite a imbombardabili fabbriche di armi. Armi convenzionali e segrete
per la Rsi e il terzo Reich.
L'industria aeronautica Caproni venne spostata in alto Garda: una fabbrica-cittadella con 2000 persone tra cunicoli, bunker e rifugi. Ma soprattutto qui si si realizzavano e
studiavano componenti per le ultime armi segrete del Reich: la bomba volante V1, il razzo V2 (come quelli usati su Londra), V3 e V4.
Erano le «wunderwaffen», le armi meravigliose con cui Hitler sperava di cambiare le sorti del conflitto.
Di più: a Riva sono tramandati racconti di strani sommergibili con un sistema di propulsione mai visto, e di strani oggetti volanti, che non erano aeroplani ma qualcosa di diverso,
forse il «Projekt Flugreisel» per lo sviluppo di avveniristici e misteriosi velivoli.
A Bellelli si deve la paziente esplorazione della rete di bunker e cunicoli segreti lasciati dai tedeschi sul Garda, con il «sogno» di ritrovare il favoleggiato tesoro nascosto,
abbandonato dalla Wehrmacht in precipitosa ritirata.
MA LA TV RUSSA è intrigata anche dalla storia riscoperta da Serena Oneda, supportata da testimonianze raccolte in loco e da un documento stupefacente. È un rapporto dei servizi
segreti americani che, nel 1945, credevano di avere identificato Hitler fuggiasco in un eremita, che viveva nascosto in una grotta sopra Toscolano, arrivato pochi giorni dopo il suo
presunto suicidio a Berlino. Si chiamano misteri.
Corriere del Veneto Ufo, missili e sottomarini nazisti Il tunnel del lago e le armi di Hitler
LA STORIA
Ufo, missili e sottomarini nazisti
Il tunnel del lago e le armi di Hitler
Tra il 1943 e il 1944 la galleria era una fabbrica. I racconti sul disco volante
Sotto il Garda le armi segrete di Hitler
VERONA Lago di Garda: correva l’anno 1944. Nella galleria Caproni, a Torbole (nata come opera idraulica per far defluire nel lago il corso del fiume Adige
in caso di piena), si costruivano le armi segrete di Adolf Hitler. Un pezzo di storia non molto conosciuta e «sviscerata» dal noto regista Mauro Vittorio Quattrina, profondo conoscitore degli
accadimenti locali durante la Seconda guerra mondiale. È stato lui, nei giorni scorso, a guidare e raccontare l’epopea delle circa 70 gallerie dislocate lungo la strada «meandro » (dopo il
fascismo ribattezzata «gardesana»), che circumnaviga il lago di Garda alla Ntv, il terzo canale televisivo a diffusione nazionale di Mosca, che manderà in onda una serie di documentari sulle fine
di Hitler in prossimità del 9 maggio, festa nazionale della vittoria in Russia. Tra le più importanti gallerie- bunker gardesane vi è proprio la Caproni, che prende il nome dall’ingegnere che
fondò le industrie aeronautiche e che, 70 anni fa, vi trasferì la fabbrica per costruire pezzi di armi potentissime per l’epoca. Armi segrete naziste, accertate dai piani di costruzione tedeschi
ritrovati e depositati a Torbole.
Nel bunker si costruivano principalmente turbine di missili V1, pulso reattori con testata esplosiva (una specie di ibrido tra un piccolo missile e un
aeroplano), e V2, razzi lanciati nella stratosfera capaci di inseguire gli obiettivi a quattromila chilometri l’ora, impossibili da contrastare; ma anche V3 e V4 e aerei da caccia, come il Me262
e Me163. «Pezzi che venivano, poi, spediti alle fabbriche di assemblaggio del campo di concentramento di Dora-Mittelbau in Germania. Intorno alla galleria sono stati trovati anche pezzi di aerei
dalle fatture molto strane: testimoni raccontano di raggi verdi misteriosi che si vedevano nel cielo, per testare questi nuovi aerei che si progettavano », spiega Quattrina. A Riva del Garda,
infatti, esisteva il centro di ricerca sperimentale aeronautica Herman Goering. E la letteratura degli ultimi 50 anni si è sbizzarrita anche nel raccontare e descrivere con disegni i progetti di
prototipi volanti di quelli che vengono definiti gli «ufo di Hitler ». Quattrina ha scovato al museo dell’Aeronautica Caproni di Trento una bobina avvolta in una scatola con la scritta «Ufo pista
Breda 1938». «La cosa curiosa è che il termine ufo è stato coniato molto dopo, negli anni ’50 – spiega il regista -. Nel filmato si vede un disco bianco per dieci secondi su una pista da volo a
Breda, nel milanese». Ma tra Torbole e Riva si progettavano pure mini sottomarini, come i tre prototipi propulsione a reazione, unici al mondo, realizzati con motori turbo jet per lanciare i
siluri a 35 nodi, quasi 70 km all’ora, velocità impossibili per quel tempo da raggiungere.
Di quei tre prototipi, uno è stato fatto esplodere e un altro è stato affondato dagli stessi tedeschi in ritirata nelle acque del Garda (dove si trova
ancora oggi a 300 metri di profondità), per non farli finire nelle mani degli americani. Ma i soldati americani trovarono comunque i progetti delle «armi segrete » di Hitler e se li portarono
via, tanto che nel 1950 in una base americana si testava il lancio di un V2. Le industrie di armi furono realizzate in molte altre gallerie della costa occidentale del Garda. E anche a Verona,
nei quartieri di Quinzano e Avesa. Una cinquantina i siti trovati nel Veronese, veri e propri bunker per l’industria bellica in tempo di guerra. «Molte gallerie erano già presenti - spiega
Quattrina – e poiché le forze angloamericane bombardavano pesantemente le fabbriche in Germania, ai tedeschi servivano siti alternativi per continuare a costruire armi». Le grotte del Garda,
così, divennero località molto ricercate dai nazisti, perché erano naturalmente protette dai bombardamenti e non troppo distanti dalla linea ferroviaria che conduceva al Brennero. Tra l’autunno
del 1943 e il giugno del 1944, in questo dedalo di gallerie -bunker, furono decentrate la Breda (che produceva mitragliatrici), la Fabbrica Nazionale Armi, l’Armaguerra, la Fiat motori
aeronautici e altre industrie italiane di un certo peso strategico. Fu per questo che una parte delle industrie aeronautiche Caproni venne spostata, durante l’autunno del 1943 fino al giugno del
1944 all’interno della galleria Adige – Garda. C’è la certezza che in quelle gallerie vennero costruite le armi naziste perché sono stati ritrovati i piani di costruzione segreti, tradotti in
italiano e riportati nelle relazioni dei servizi segreti tedeschi. E c’è anche la testimonianza dell’ingegner De Pizzini, il professionista che diresse i lavori interni alla galleria.